mercoledì 4 marzo 2015

Un concerto per ricordare Rick Wright

Ho sempre amato i Pink Floyd. Sonio da tanti anni parte della mia colonna sonora quotidiana, e ho sempre amato in particolare la musica di Richard Wright. E' stata quindi con grande soddisfazione che ho appreso di questa bellissima iniziativa dei Lunatics, il gruppo italiano di appassionati studiosi e collezionisti dei Pink Floyd, già responsabile di due eccellenti libri sulla band inglese, per celebrare la memoria di Rick.

Il leggendario tastierista dei Floyd, scomparso nel 2008 a 65 anni, ha lasciato un vuoto incolmabile fra i fan e ora la volontà è quella di celebrarlo con un concerto commemorativo al quale si possano unire i superstiti della band, Waters incluso, e tutti coloro per i quali Wright è stato fonte di ispirazione. E' quindi online da ieri la petizione promossa dai Lunatics per sollecitare questo grande e doveroso tributo.

Il tastierista britannico, per quanto uomo schivo e abituato a stare fuori dai riflettori è stato una delle figure più significative del rock del ventesimo secolo e proprio alla sua opera è stato dedicato The Endless River, l'ultimo disco di inediti dei Pink Floyd, uscito a novembre scorso e basato proprio sulle registrazioni del 1993 che furono già alla base di The Division Bell e che videro un Wright ispirato e creativo pienamente al centro del progetto artistico. Gli stessi Gilmour e Mason nelle presentazioni del nuovo disco ne hanno ribadito più volte l'importanza, la centralità e l'unicità del suo stile musicale come autore e come tastierista. E di come il suo enorme talento sia stato messo spesso ingiustamente in secondo piano. 

venerdì 13 febbraio 2015

Stephen King - Mr Mercedes, una terrificante normalità

Da molti anni ho l'abitudine di comprare il nuovo libro di Stephen King il giorno della sua uscita, Solitamente è il martedì. Questo già la dice lunga sul mio rapporto col cosiddetto Re dell'Horror, va da sé che di solito la lettura mi impegna pochi e intensi giorni, anche se le mie abitudini di lettore negli anni si sono notevolmente rallentate ma i libri di King solitamente rappresentano una felice eccezione. 
Solo che per questo Mr Mercedes ci ho messo tipo tre mesi. Inaudito. 

Dico subito che il romanzo è tutt'altro che brutto e gran parte delle colpe sono da imputare a una mia bradipesca attitudine: colpevole, Vostro Onore. Però c'è anche da dire che non ci troviamo di fronte al solito King. Premesso che King notoriamente non è uno scrittore horror da molti anni ma questo è proprio un romanzo che abbandona ogni venatura soprannaturale che di solito comunque tende a caratterizzare i lavori del Re in favore di un approccio squisitamente giallesco. Un noir in piena regola, un duello a distanza fra un detective in pensione e un serial killer con alcuni personaggi di contorno inconfondibilmente kinghiani. 
Il problema è che il romanzo in realtà stenta a decollare e per il primo terzo almeno del racconto è solo un motore che continua a scaldarsi ma senza mai veramente lasciare il vialetto di casa. Di fatto poi le cose fortunatamente cambiano, cominciamo ad addentrarci nella mente malsana dello psicopatico e per un po' tornano alla mente le atmosfere di quel vero capolavoro misconosciuto che è Ossessione. Certo laddove Ossessione era incalzante e assolutamente senza tregua i ritmi di Mr Mercedes sono più riflessivi e solo nel finale l'incedere degli eventi (e dei cliffhanger che l'autore usa da par suo) lancia finalmente la macchina del racconto a piena velocità. 

Il merito maggiore del romanzo va però a mio parere all'assoluta credibilità dell'assassino della Mercedes, il suo celarsi dietro una apparente normalità, la quotidianità di un semplice omino dei gelati, un grigiore esistenziale che genera mostri e che King ha sempre dimostrato di comprendere assai bene. Mr Mercedes è un personaggio che non si dimentica facilmente, pur essendo un villain con pochi o nessun punto di fascino o simpatia ma ha la peculiarità di sapervi fare iniziare a guardare anche il più insignificante dei passanti con un occhio diverso. Per non parlare del primo gelataio ambulante che incontrerete.


giovedì 12 febbraio 2015

Rachele Bastreghi - Marie, cartoline dagli anni 70

Rachele Bastreghi ci scrive una bellissima cartolina e ce la scrive da un decennio suggestivo e culturalmente denso come quello dei seventies. Un clima e un periodo di cui sono ampiamente debitori anche i Baustelle, il gruppo in cui Rachele presta ancora voce e tastiere e che tornerà con un nuovo lavoro l'anno prossimo, ma nel frattempo la cantante e autrice toscana ha fatto il suo primo passo solista con questo CD di breve durata, sette canzoni per mezzoretta di musica (formato che non ha impedito a La voce del padrone di Battiato di essere un capolavoro della musica italiana, tanto per dire) ma di grande fascino.

Un disco lucidamente rétro, Marie. I pezzi, quattro inediti, due cover attentamente scelte e una reprise strumentale sono intrisi di una melanconia romantica cui la Bastreghi certamente non è nuova e potrebbero provenire direttamente da qualche colonna sonora dell'epoca, cui i vocalizzi vintage di Rachele spesso rimandano. Gli inediti sono tutti pezzi pregevoli ed evocativi, con un retrogusto in qualche modo francese confermato anche dalla scelta di una delle cover, All'inferno insieme a te, un pezzo cantato in italiano da Patty Pravo nel 1970 intitolato originariamente Detachez-moi le bras. L'altra cover è un'ottima versione di un brano dell'Equipe 84, Cominciava così, che credo migliori l'originale sotto tutti i punti di vista.

Una conferma quindi sia come interprete - una delle voci più originali ed intense del panorama italiano - che come autrice visto che Rachele Bastreghi firma tutti gli inediti, fra i quali mi piace segnalare Il ritorno, da cui è stato tratto un video ufficiale e l'intensa Folle tempesta, forse la mia preferita, che non a caso è stata inserita anche in versione strumentale. Con una guest star come Mauro Pagani, qui al flauto in All'inferno insieme a te e un pugno di ottimi musicisti, Marie è un gioiellino prezioso.
Questo è il video de Il ritorno.